Durante il viaggio di ritorno dal convengo a loro dedicato, i nostri assistenti ci raccontano le loro impressioni di questa esperienza vissuta con tanti altri fratelli d’Italia che svolgono il loro stesso servizio in Azione Cattolica. Una esperienza carica di significato che ha avuto come centro la cura, la sinodalità e la fraternità
“Sulla barca della storia, il ministero dell’assistente come scuola di fraternità”: questo il titolo del convegno nazionale assistenti. Noi, in realtà, più che sulla barca (che poco si addice ai quattro preti orobici che hanno partecipato -i tre assistenti diocesani e il fidato amico di ac don Giorgio-) siamo sul treno di ritorno da Roma e proviamo a raccogliere qualcosa nella ricchezza di questi giorni.
Tre parole chiave, prese dal progetto formativo, sono spesso ritornate nel descrivere il ministero dell’assistente di Ac: padre, fratello, amico.
Portiamo con noi la bellezza della fraternità vissuta tra preti: è sempre un dono che allarga cuori e orizzonti potersi confrontare non solo con gli assistenti nazionali, ma anche con confratelli che provengono da ogni parte dell’Italia e potersi “sbottonare”, metafora ritornata più volte, condividendo riflessioni e vissuti. Lo abbiamo sperimentato soprattutto il primo giorno, dedicato all’umanità del presbitero oggi, in cui abbiamo lavorato attorno al tema della nostra “stoffa” (trama, ordito, sbieco e cimosa delle nostre storie). Davvero ci siamo sentiti assistenti “fratelli tra fratelli”! Portiamo con noi la bellezza della fraternità tra laici e presbiteri nella Chiesa, non solo perché ad essa è stato dedicato il secondo giorno di condivisioni e riflessioni, ma perché l’abbiamo sperimentata come stile (è proprio vero che lo stile è già contenuto!): nelle “tavole rotonde” sempre condotte a due voci con al tavolo una laica di Ac e un prete (che bello l’entusiasmo e le provocazioni senza giri di parole dei giovani!), nelle meditazioni durante la liturgia delle Ore sempre suggerite da laici, negli incontri informali. Davvero ci siamo sentiti “amici per altri amici”!
Portiamo con noi la bellezza della fraternità di cui ci hanno fatto dono i Vescovi che si sono fatti presenti per presiedere l’Eucarestia, ma anche semplicemente per sedersi con noi ad ascoltare (non capita spesso), e soprattutto la presenza paterna delle parole sempre curate, appassionate, dirette (“la prima opera pastorale è la cura della vita interiore”!) e illuminanti del nostro assistente generale mons. Gualtiero che con nostro dispiacere conclude il suo servizio in ac. Davvero ci siamo sentiti “figli guidati da padri”!
Le sfide che l’Associazione deve affrontare sono grandi e la accomunano da nord a sud pur nella diversità delle situazioni regionali. Torniamo convinti della preziosità del nostro essere accanto non per decidere, ma per costruire, alimentare, condividere i criteri con cui fare discernimento e assumere decisioni, per aiutare i soci di ac a coltivare un radicamento personale e forte della fede perché continui ad essere possibile la sua significatività dentro la pasta del nostro tempo e dei contesti in cui viviamo. Torniamo grati e col desiderio di continuare a dare il nostro piccolo contributo per una Chiesa sempre più fraterna.
Sul treno che corre verso Bergamo proviamo a ripercorrere l’acrostico degli assistenti che ci è stato consegnato dal Vescovo Gualtiero, che ci pare possa essere un bel ritratto da coltivare anche per ogni prete della nostra Chiesa e che diventa un bel programma da provare a vivere.
Affabili Silenziosi Semplici Iintuitivi Sapienti Trasparenti Essenziali Nobili Tenaci Instancabili.
Don Alberto, don Luca, don Nicola.