“Il Sinodo è espressione viva di un essere Chiesa e di una partecipazione vera! Senza partecipazione vera di tutto il popolo di Dio non c’è SINODO.
La partecipazione è di tutti i battezzati: partecipare tutti è un impegno ecclesiale e irrinunciabile.”
Il Papa ci presenta fin da subito il Sinodo come un cammino di tutta la Chiesa, come un pellegrinaggio: in questo caso è un pellegrinaggio di tutti i battezzati. Questo richiamo insistente su tutti i battezzati è già un’indicazione preziosa, soprattutto in questo tempo! Guardiamo a ciò a che che ci unisce (la grazia battesimale presente in tutti) e non ai Ministeri, ai compiti e ai servizi che abbiamo dentro la Chiesa! Riscoprire la grazia sacramentale del battesimo, trovare ciò che ci unisce (l’essere abitati tutti dallo Spirito) e non ciò che ci divide è importante quanto mai anche per la nostra società in quest’epoca in cui tutto è polarizzato: cerchiamo di tenere insieme, di unire: questo è già essere Chiesa!
Il Sinodo perciò richiama una conversione: il camminare insieme per essere e fare comunione, il farsi comunità e essere per il mondo e per la chiesa scuola di fraternità: è quello che in piccolo già sperimentiamo nei nostri cammini associativi e di aggregazioni laicali, una Chiesa che è fatta da tutti i battezzati che si mettono in cammino insieme, laici e preti, nella fraternità e nel progettare e fare esperienza di vita cristiana insieme. Un sogno irrealizzabile? Il concilio ce lo ha già detto quasi 60 anni fa: forse in questi anni ce lo siamo un po’ dimenticato e Papa Francesco con questo Sinodo ci chiede di riscoprire quella spinta che il Concilio aveva aperto sulla comunione e partecipazione di tutti i battezzati alla vita della Chiesa (dicendo tutti i battezzati si intende non solo tutti i praticanti). Ecco allora che le singole associazioni, gli operatori pastorali, i movimenti devono riscoprire da un lato questo fare sinodo all’interno, nelle proprie strutture, così come anche fra loro. Questo già lo facciamo naturalmente negli organismi decisionali delle nostre associazioni, così come nella CDAL quando decidiamo di proporre cammini e camminare insieme.Ci viene anche chiesto però di diventare punti di riferimento nel territorio, non solo nella canonica o nell’oratorio, ma là dove la vita accade, là dove è possibile trovare qualcuno che possa credere con noi, pensare, discernere o anche criticare quella Chiesa che mostriamo con il nostro modo di proporre l’esperienza di vita cristiana.
Il metodo che viene proposto dal sinodo è quello del rovesciamento della piramide: fino ad ora i vari convegni ecclesiali della chiesa italiana partivano da un documento dei vescovi che poi andava declinato nel decennio in un cammino pastorale. Con il Sinodo il papa propone invece di partire dal basso, non partire da un documento stabilito, da una traccia di lavoro, ma da una fase di ascolto, partendo proprio dal popolo di Dio e dalla convinzione che il sensum fidei è presente in tutto il popolo di Dio. Più volte il Papa rimanda questa idea: tutto il popolo in credendo (in particolare i laici) va ascoltato perché esprime la verità della fede. Il Papa più volte ricorda alla chiesa istituzionale che i laici vanno ascoltati, va preso sul serio il modo di vivere e incarnare la fede nella vita dei laici: non è un ascolto fine a se stesso (già questo sarebbe un buon obiettivo) ma è ascolto dello Spirito che abita nel cuore di ciascuno!
La fase di ascolto dà inizio al sinodo della chiesa cattolica, quello che si sta svolgendo in tutta la chiesa universale e che è iniziato a Ottobre. A questo seguirà per la chiesa italiana un altro anno di ascolto (abbiamo una fase di due anni di ascolto non vuole dire aspettiamo la scadenza per iniziare, ma cominciamo fin da ora): non ci sono da elaborare idee teorie o elaborare concetti, ma occorre tornare ad imparare ad ascoltare tutti, con l’idea che lo Spirito soffia dove vuole
Il metodo del sinodo è la sinodalità: è scoprire il fare e pensare e discernere insieme. È scoprire che la chiesa non è solo quella del Parroco e dei stretti collaboratori, così come l’associazione non è quella del presidente e dell’Assistente, ma di tutti coloro che la compongono: questo ci costituisce chiesa. Ecco allora che questo cammino di tutta la Chiesa richiama tutte le nostre associazioni e movimenti a ripensare alla sinodalità come a quel modo specifico che ci costituisce Chiesa secondo il Concilio, che richiama a una conversione in chiave missionaria di tutta la Chiesa, superando quel virus sempre presente sia nei laici che nei pastori (a volte anche più nei laici) che chiamiamo clericalismo, che si nutre di autoreferenzialità! Ecco perché il Papa insiste così tanto sull’ascolto: solo ascoltando potremo uscire dall’autoreferenzialità, del parlarci addosso, scoprendo anche nuove strade e modi rinnovati di essere Chiesa!
Ci possono essere tre rischi che vengono sottolineati da Papa Francesco nel vivere questo cammino, li abbiamo penso già vissuti e visti dentro le nostre pratiche pastorali e l’agire ecclesiale, fanno parte delle difese che mettiamo in atto davanti alle forme di cambiamento. E questo Sinodo richiama a un cambiamento a una conversione. I rischi che ci ha ricordato il papa sono:
Perciò non servono grandi teorie elaborate da pochi, ma nell’ascolto esercitarsi a fare domande. Questo è il metodo utilizzato da Gesù quando incontra le persone: non propone teorie, ma ascolta la loro vita e pone domande che portano alla conversione. Il papa ci richiama a andare oltre l’evento per scoprire dentro ad esso una Chiesa sinodale che esprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla Missione.
La proposta e le opportunità.
Il primo frutto che si potrà raccogliere è quello del rendere la nostra Chiesa più sinodale: è un cambiamento strutturale di tutta la Chiesa, in cui venga valorizzata maggiormente la corresponsabilità, non perché mancano i preti (quindi in forma surrogata i laici fanno ciò che i preti non riescono più a fare), ma perchè insieme laici e sacerdoti si riesca a camminare in modo sinodale, dove le decisioni vengono sempre più prese insieme, gestite in equipe, pensate in processi di discernimento comunitario. Questa corresponsabilità è traduzione di una vera vita di comunione e di fraternità: come viviamo questo oggi nelle nostre parrocchie? Le strutture che abbiamo, i consigli pastorali sono effettivamente luoghi di partecipazione, improntati e orientati alla missione? Sono luogo di un discernimento comunitario? O l’apporto di noi laici rimane a livello di mantenimento della struttura, di collaboratori coinvolti nel lato operativo, ma non coinvolti a livello decisionale e pastorale? Sono queste le questioni che dobbiamo affrontare nel dare il nostro contributo al Sinodo!
Le nostre esperienze associative probabilmente hanno ancora tanto da dire alla Chiesa riguardo a questo: pensando insieme si trovano insieme soluzioni. Le nostre associazioni sono “palestra di sinodalità” e possono dare un apporto alla crescita della sinodalità di tutta la chiesa. Sentirci tutti a casa, una casa accogliente: è la prima opportunità da cogliere!
Il secondo è diventare chiesa dell’Ascolto: fermarci dai nostri ritmi e dalle ansie pastorali per ascoltare lo Spirito, le persone, la vita! Nell’ascolto può esserci anche il conflitto, non è facile ascoltare, come non è facile camminare insieme: occorre aspettarsi, non accavallarsi, accogliere le vedute diverse.
Il cristianesimo è una conversione di cuori che poi cambiano le strutture: occorre in questo una formazione alla sinodalità, una conversione degli stili! È QUESTO CHE IL PAPA CHIEDE CON IL SINODO
Infine e qui chiudo, imparare da discepoli missionari lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza!
Se non arriviamo a questo non saremmo la Chiesa del Signore.
Il Papa ancora una volta ci ricorda che ci saranno delle strutture che dovranno cambiare in direzione evangelica: il vangelo e le sue esigenze non sono una gabbia, non ingabbiano, ma sono un cammino in cui ognuno di noi e ogni battezzato è inserito. Una chiesa che cammina verso il Vangelo, verso ciò che lo Spirito conduce, verso il Regno di Dio. Una chiesa che è casa per tutti, che si fa vicina a ciascuno! Una chiesa di persone che camminano insieme, che ascoltano la Parola e prendono parola, che vivono da corresponsabili la missione, che dialogano con il mondo, che discernono e decidono insieme. Concludo con le parole del Papa in EG al n. 24 in cui ci dice il sogno di questa Chiesa missionaria:
“La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. […] Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. […]
Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.
Traccia per un ascolto sinodale da considerare nei gruppi parrocchiali
(dalla traccia del documento del Sinodo)
“Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori”. (EG 171)
Il processo Sinodale è avviato. Possiamo farlo sempre più attuare e crescere nelle nostre parrocchie e comunità, nei nostri gruppi, esercitandoci sempre più nell’arte dell’ascolto, per raccogliere le voci di tutti, specie quelle a cui in genere rimaniamo sordi e che volutamente ignoriamo. Perché tutti hanno diritto di cittadinanza nella Chiesa. Chiedere a tutti di aiutarci a riflettere su che cosa vuol dire camminare insieme come Chiesa ci aiuta ad aprirci al confronto con la concretezza più minuta della vita, all’ascolto di ciò che affiora dall’esperienza comune e di quanto lo Spirito ha da dirci attraverso di essa. Ma è soprattutto il segno di uno stile: è un modo di fare che mette in moto un modo di essere, un esercizio di sinodalità ampia e diffusa che esprime il desiderio di camminare davvero insieme, insieme con tutti.
Nuclei tematici e domande per favorire l’ascolto e il confronto
I momenti di ascolto e confronto hanno sempre come orizzonte di riferimento la domanda fondamentale proposta dal Sinodo universale: come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?
Per dare ancora più concretezza a questa domanda di fondo ci si confronta su alcune domande più specifiche, inserite in dieci nuclei tematici. Alcune domande sono evidenziate per far risaltare immediatamente il significato del nucleo. Non sono domande da rispondere come un compito da fare: sono piuttosto una traccia che aiuta a riflettere sul nostro modo di essere Chiesa, anche mettendo a fuoco anche un solo nucleo. Se qualcuno volesse proporle nei gruppi può inviare le riflessioni emerse in segreteria del centro diocesano: segreteria@azionecattolicabg.it
I COMPAGNI DI VIAGGIO
Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco.
Quanto riteniamo sia vera questa frase e perché? Qual è la nostra esperienza di Chiesa? Ci sentiamo accompagnati nella nostra vita, nelle fatiche e nelle speranze? La Chiesa riesce ad essere la casa di tutti? Chi viene lasciato ai margini del cammino della Chiesa e perché secondo noi?
ASCOLTARE
L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi.
Ci sentiamo ascoltati nella Chiesa? Che cosa vuol dire ascoltare e come la comunità ecclesiale può ascoltare veramente? Che cosa bisogna ascoltare? L’ascolto della parola di Dio e l’ascolto della vita delle persone quanto secondo noi vanno insieme?
PRENDERE LA PAROLA
Tutti sono invitati a parlare con coraggio e parresia, cioè integrando libertà, verità e carità.
Avere diritto di parola nella Chiesa: che cosa significa? Pensiamo che questo invito ci tocca da vicino? Chi parla nella comunità ecclesiale o a nome della comunità? Su che cosa e come la Chiesa può prendere la parola? La comunità ecclesiale è fermento di speranza nei nostri paesi e nelle nostre città?
CELEBRARE
“Camminare insieme” per la Chiesa è possibile solo se si fonda sull’ascolto comunitario della Parola e sulla celebrazione dell’Eucaristia.
Ci sentiamo coinvolti in questa esperienza? Pensiamo che la Parola abbia da dire qualcosa alla nostra vita? Che cosa vuol dire ascoltare la Parola? E perché questo ascolto deve essere comunitario? Dove nella Chiesa è possibile imparare a conoscere e ad ascoltare la Parola? Che cosa significa per noi la celebrazione dell’Eucaristia? E nella vita della comunità ecclesiale?
CORRESPONSABILI NELLA MISSIONE
La sinodalità è a servizio della missione della Chiesa, a cui tutti i suoi membri sono chiamati a partecipare.
Quale riteniamo sia la missione specifica della Chiesa? Ci sentiamo parte di questa missione e in che senso? Riteniamo che la Chiesa sappia tessere reti di collaborazione e di scambio con tutti quelli che lavorano per la costruzione di un mondo più giusto? Come dovrebbe farlo?
DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ
Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli.
C’è spazio per il dialogo nella vita della comunità ecclesiale? Possono esserci visioni diverse e a quale livello? Che cosa vuol dire dialogare nella Chiesa? Si sanno valorizzare le competenze presenti nei diversi ambiti di vita? La Chiesa può imparare da altre istanze della società: il mondo della politica, dell’economia, della cultura e dell’arte, la società civile, i poveri e i più fragili…?
CON LE ALTRE CONFESSIONI CRISTIANE
Il dialogo tra cristiani di diversa confessione, uniti da un solo battesimo, ha un posto particolare nel cammino sinodale.
Si conoscono le comunità cristiane presenti sul territorio? Quali rapporti si intrattengono o sono da intrattenere con loro? Quali ambiti riguardano? Quali le difficoltà?
AUTORITÀ E PARTECIPAZIONE
Una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile.
Ci sentiamo parte della comunità ecclesiale e se no perché? Che cosa mantiene ai margini o che cosa spinge alcuni a prendere le distanze dalla comunità? Di cosa possiamo o dobbiamo sentirci corresponsabili nella vita della Chiesa? Come viene esercitata l’autorità?
Come si promuove l’assunzione di responsabilità da parte dei fedeli?
DISCERNERE E DECIDERE
In uno stile sinodale si decide per discernimento, sulla base di un consenso che scaturisce dalla comune obbedienza allo Spirito.
Che cosa vuol dire discernere e discernere insieme? Perché è importante nella vita della Chiesa? Come si prendono le decisioni all’interno della comunità ecclesiale? Come si promuove la partecipazione alle decisioni?
FORMARSI ALLA SINODALITÀ
La spiritualità del camminare insieme è chiamata a diventare principio educativo per la formazione della persona umana e del cristiano, delle famiglie e delle comunità.
Come ci si può formare a “camminare insieme” in tutti i contesti di vita? E nella vita della Chiesa ci si preoccupa di formare le persone che rivestono ruoli di responsabilità per renderle più capaci di “camminare insieme”, ascoltarsi a vicenda e dialogare? Come si può migliorare questa formazione?